Comments on MEA2013 by Massimo Angrilli

Note a margine del Premio MEA2013 – Massimo Angrilli

Il MEA2013: International Design Competition on Mediterranean Sustainable Architecture, di cui pubblichiamo in questo numero gli esiti della prima edizione (la premiazione si svolgerà ad Atene il 27 novembre 2013), è un concorso internazionale curato da Arch. Agnes Couvelas (National Technical University of Athens) e Manolis Iliakis (Architect-Spatial Designer). É promosso dalla rivista greca Building Green Magazine (quadrimestrale on-line). Nel nome è sintetizzato il programma del premio: fare il punto sui progetti più innovativi sul tema dell’architettura sostenibile realizzati intorno al bacino del Mediterraneo, considerato come un contesto geografico le cui condizioni climatiche e socio-economiche impongono una declinazione site-specific alla visione, sino ad oggi prevalentemente nord europea, della sostenibilità del progetto architettonico e u rbano. Il bando di concorso si rivolgeva alle opere realizzate che hanno applicato i principi della sostenibilità prevalentemente attraverso soluzioni passive e una esplicita attenzione al contesto climatico e culturale. I 41 candidati hanno presentato proposte articolate nelle sette categorie previste dal bando: civic / urban / residential / healthcare / cultural / leisure / commercial design.

L’insieme dei progetti vincitori decretato dalla giuria 1 (http://issuu.com/kormos/docs/_______book_235x310_flip), restituisce un’immagine parziale della via mediterranea all’architettura sostenibile, tuttavia già abbastanza efficace e promettente. La preponderanza di candidature provenienti da Spagna, Portogallo, Grecia e Italia (una sola candidatura dal sud della Francia e da Slovenia e Turchia) può dipendere dalle contingenze del concorso, ma può suggerire anche che questisiano oggi i paesi più sensibilizzati all’’emergente cultura dell’architettura mediterranea sostenibile.

Le caratteristiche del premio hanno suscitato risposte quasi esclusivamente orientate a singoli oggetti di architettura. Tra le poche eccezioni, si segnala il complesso Ecopolis (secondo premio per la categoria “Civic”) costituito da un edificio per attività ludiche infantili e da uno spazio pubblico annesso, realizzati in un’area dismessa di Madrid servita da linee di trasporto pubblico. Questa localizzazione offre già da sola due importanti risultati: non impegnare suoli vergini nella realizzazione di nuove attrezzature urbane, e consentire l’accesso attraverso il servizio di mobilità pubblica. Gli autori del progetto, il collettivo di architetti “Ecosistema Urbano”, con base a Madrid, concepiscono un sistema integrato a ciclochiuso per la fito-depurazione e il riutilizzo delle acque provenienti dall’edifico. Un bacino, ricompreso nel perimetro dell’area di progetto e dotato di macrofite acquatiche, riceve le acque usate dall’edificio e le purifica secondo i processi che avvengono naturalmente nelle zone umide. L’acqua purificata viene successivamente immagazzinata nel sottosuolo e reimpiegata per irrigare i giardini. Questo paesaggio artificiale, che replica il funzionamento delle golene fluviali, ha già ricevuto un importante riconoscimento dalle Nazioni Unite, essendo stato inclusotra le Best Practice nell’ambito del programma “Habitat”.

Dall’insieme dei progetti candidati e premiati, resta generalmente disattesa l’applicazione alla dimensione urbana dei principi (non delle tecnologie) della sostenibilità, ed è piuttosto significativo come l’unica categoria per la quale non sono state avanzate candidature è quella dell’“urban”. Emergono per contro una visione umanistica del progetto e una spiccata sensibilità verso i contest i locali ed il clima, non solo meteorologico, che contraddistinguono i luoghi del mediterraneo, una sensibilità ben rappresentata dal progetto UPI Kid University in Gandía, primo premio per la sezione Cultural. L’edificio di Ángela García de Paredes e Ignacio Pedrosa si organizza intorno a sei alberi di gelso bianco preesistenti nel sito, rispettati e utilizzati come fulcro della corte intorno alla quale si dispongono le aule dell’asilo sperimentale.

Agli organizzatori del Premio bisogna riconoscere il merito di aver avviato un’iniziativa che, con il tempo, potrebbe offrire un punto di vista privilegiato sulle buone pratiche dell’architettura sostenibile nel mediterraneo, contribuendo a costruire una sua identità specifica. In questa prospettiva c’è da augurarsi chevengano al più presto recuperati criticamente quei saperi costruttivi e quei dispositivi morfologici depositati da secoli, che pochi decenni di ubriacatura tecnologica hanno obliterato.

1 Ali Abu Ghanimeh, Antonio Ortiz, Antoine Zammit, Gunkut Akin, Panagiotis Tournikiotis



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